L’educazione religiosa in Giappone: da tabù del passato a chiave di lettura del futuro

25 Gennaio 2021 in Religione e società

di Irene Greco

Nel Giappone moderno, la tendenza è quella di tracciare una linea di demarcazione particolarmente netta tra la sfera educativa e quella religiosa, limitandone i contatti. Tale predisposizione sarebbe nata da un’interpretazione del principio più generale di separazione tra Stato e Chiesa, espresso nella Costituzione e originato dal desiderio di evitare un revival del cosiddetto shintō di Stato. Difatti, una diversa lettura di suddetto concetto sembra, per certi versi, virare paradossalmente verso un intento di laicizzazione del Paese in favore di un'(auto)affermazione di modernità, senza riuscire dunque a scindere la “religione” dai “valori religiosi” in essa contenuti e impedendo la realizzazione di un sistema moderno e contemporaneo di valori multiculturali, fondamentale per una vita all’insegna della globalizzazione.
In tutto ciò, la scuola pubblica risente particolarmente di una simile situazione. I materiali didattici risultano inadatti, gli insegnanti poco preparati (pure l’università non provvede sufficientemente alla formazione in materia), e le lezioni stesse poco interattive e troppo astratte per gli studenti che, nell’età critica compresa fra i dieci e quindici anni in cui sviluppano il proprio modo di essere che connoterà il resto della loro vita, si ritrovano privi di un supporto che li guidi nella creazione di un pensiero critico proprio, fattore che causa un’importante lacuna etica nel sistema scolastico giapponese.

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Femminismo e ruolo delle donne tra cristianesimo, buddhismo e nuove religioni

18 Gennaio 2021 in Buddhismo, Cristianesimo, Nuove religioni

di Roberta Venturi

La nuova legislazione giapponese entrata in vigore alla conclusione della Seconda guerra mondiale ha avuto consistenti ripercussioni nella condizione delle donne in Giappone, stimolando anche sviluppi verso una maggiore uguaglianza tra i sessi.
L’obiettivo di questo elaborato è quello di presentare, seppur in maniera sommaria, l’evolversi della condizione della donna in ambito religioso grazie alla nascita e agli sviluppi del pensiero femminista giapponese, per merito del quale sono stati possibili dei cambiamenti anche all’interno dei movimenti religiosi del periodo moderno e contemporaneo; in particolar modo, la trattazione si focalizzerà su quelli avvenuti nell’ambito del cristianesimo, del buddhismo e delle nuove religioni.
Molte organizzazioni religiose si sono dimostrate restie ad accettare questi sviluppi. Alcune, derivanti da tradizioni religiose più antiche, hanno continuato la reiterazione delle definizioni di famiglia che avevano caratterizzato l’epoca prebellica e che relegavano la donna al solo ruolo di moglie e madre, come nel caso di alcune delle nuove e “nuove” nuove religioni; altre hanno cercato di superare le retoriche dell’establishment maschile: stimolando la nascita di nuovi movimenti nel caso del cristianesimo o attraverso l’organizzazione in reti trans-settarie socialmente attive nel caso del buddhismo.

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Il beat zen e gli immaginari sul buddhismo zen negli Stati Uniti d’America

11 Gennaio 2021 in Buddhismo

di Francesca Filiteri

Questo elaborato si concentra sulle principali caratteristiche del fenomeno denominato beat zen e sul posto che ha occupato negli immaginari sul buddhismo zen negli Stati Uniti d’America. In primo luogo è preso in esame l’articolo di Alan Watts “Beat Zen, Square Zen, and Zen”, nel quale viene delineato il concetto di beat zen, il modo in cui differisce da altre forme di avvicinamento allo zen dei cittadini americani e le contraddizioni a esso legate. La seconda parte è volta a fornire il contesto storico e culturale, prendendo in considerazione alcuni testi e riviste risalenti alla seconda metà degli anni Cinquanta. Meritano particolare attenzione i volumi tradotti o compilati in inglese ad opera di Suzuki Daisetsu, poiché a essi si deve la diffusione di una visione essenzialista dello zen come di una qualità insita nella mentalità asiatica impenetrabile all’occidentale. Il terzo paragrafo analizza infine il rapporto di alcune delle principali figure del movimento Beat Generation (Jack Kerouac, Gary Snyder e Allen Ginsberg) con il buddhismo zen. Tramite il romanzo del beat zen per eccellenza The Dharma Bums, è possibile risalire ai tratti predominanti del fenomeno: il rifiuto del materialismo e della razionalità, la ricerca del risveglio dell’illuminazione tramite altri mezzi oltre alla meditazione, la spontaneità e l’avversione alle convenzioni sociali.

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La critica storica di Ichikawa Hakugen allo Zen imperialista

21 Dicembre 2020 in Buddhismo

di Filippo Pedretti

Grazie al libro di Brian Victoria Zen at War, il sostegno che il mondo dello Zen diede all’imperialismo giapponese durante gli anni della Seconda guerra mondiale è divenuto ampiamente noto. Tra i primi a criticare retrospettivamente tale sostegno vi fu Ichikawa Hakugen, studioso e praticante di Zen, il quale individuò i limiti filosofico-etici della tradizione zen avanzando delle proposte per superarli. Il presente lavoro riguarda, innanzitutto, i motivi che secondo Ichikawa hanno portato lo Zen ad allinearsi col potere governativo degli anni ’30 e ’40; in seguito, viene trattato il metodo storiografico di Ichikawa evidenziandone le specificità, abbozzando in particolare un confronto con Daisetsu Teitarō Suzuki. Presentare il pensiero di Ichikawa risulta utile per capire i dibattiti che oggi animano il mondo buddhista in materia di impegno sociale ed etico, e per scavare alle radici di realtà come l’Engaged Buddhism o il Critical Buddhism. Inoltre, una riflessione sul metodo di ricerca di Ichikawa è rilevante per la discussione metodologica propria della storia delle religioni.

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