di Chiara Mannone

All’interno del panorama del seishin sekai (精神世界), ovvero del mondo spirituale giapponese, una delle figure di spicco è senza ombra di dubbio quella dell’autoproclamatosi spiritual counselor e tarento Ehara Hiroyuki.
La sua concettualizzazione della “spiritualità”, resa attraverso il termine in katakana supirichuariti, è frutto di un’attenta rielaborazione di teorie e idee di religiosità (le quali talvolta presuppongono dei discorsi di stampo auto-orientalista), nonché di elementi della cosiddetta serapī bunka (セラピー文化), la “cultura della terapia”.
Si intuisce, dunque, come la supirichuariti interpretata da Ehara sia un fenomeno vago, ma è proprio grazie al senso di vaghezza che il termine in katakana trasmette e alle sue numerose presentazioni all’interno dei mass media e di Internet che Ehara è riuscito a fare di questa il suo brand.
L’enfasi è da lui posta su una guarigione di tipo olistico, veicolata attraverso diverse e numerose terapie spirituali e l’intervento del consigliere spirituale.
La combinazione di questi elementi e, in particolare, la visione dell’intercessione del consigliere spirituale come profetica ed efficace è riscontrabile all’’interno di un programma televisivo che vede Ehara come protagonista assoluto: Tengoku kara no Tegami (“Una lettera dal Paradiso”), nel quale la guarigione coincide con l’accettazione di una realtà dolorosa come quella della perdita di una persona cara.

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