di Sara Zarro

La diffusione su scala globale dell’infezione da SARS-CoV-2 ha avuto un notevole impatto su vari aspetti della vita sociale, incluso quello religioso. Le norme sanitarie entrate in vigore nei primi mesi del 2020 hanno, infatti, costretto le comunità religiose mondiali alla chiusura dei luoghi di culto fisici e alla sospensione delle proprie attività in presenza. La necessità di comunicare con i fedeli, di trasmettere informazioni e di garantire la continuazione di pratiche e rituali ha, di conseguenza, costretto all’adozione di nuovi media, basati principalmente sull’uso di Internet.
Col seguente elaborato si intende quindi analizzare come la tecnologia possa, da una parte, creare nuove forme di mediazione e nuove pratiche e, dall’altra, influire su quelle già esistenti. A tal fine ci si soffermerà sulle implicazioni portate dalla diffusione del COVID-19 nell’utilizzo da parte delle comunità religiose mondiali di media diversi da quelli “tradizionali”. Prenderemo in esame, in particolare, il caso di Kōfuku no Kagaku, che offre interessanti spunti di riflessione non solo per l’utilizzo intensivo dei media e della tecnologia a disposizione, ma anche per quel che riguarda le iniziative proposte ai propri fedeli per far fronte all’emergenza sanitaria.

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