di Roberta Venturi

La nuova legislazione giapponese entrata in vigore alla conclusione della Seconda guerra mondiale ha avuto consistenti ripercussioni nella condizione delle donne in Giappone, stimolando anche sviluppi verso una maggiore uguaglianza tra i sessi.
L’obiettivo di questo elaborato è quello di presentare, seppur in maniera sommaria, l’evolversi della condizione della donna in ambito religioso grazie alla nascita e agli sviluppi del pensiero femminista giapponese, per merito del quale sono stati possibili dei cambiamenti anche all’interno dei movimenti religiosi del periodo moderno e contemporaneo; in particolar modo, la trattazione si focalizzerà su quelli avvenuti nell’ambito del cristianesimo, del buddhismo e delle nuove religioni.
Molte organizzazioni religiose si sono dimostrate restie ad accettare questi sviluppi. Alcune, derivanti da tradizioni religiose più antiche, hanno continuato la reiterazione delle definizioni di famiglia che avevano caratterizzato l’epoca prebellica e che relegavano la donna al solo ruolo di moglie e madre, come nel caso di alcune delle nuove e “nuove” nuove religioni; altre hanno cercato di superare le retoriche dell’establishment maschile: stimolando la nascita di nuovi movimenti nel caso del cristianesimo o attraverso l’organizzazione in reti trans-settarie socialmente attive nel caso del buddhismo.

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